mercoledì 27 aprile 2011

Gaudì


“Oggi abbiamo conferito il titolo di architetto a un pazzo o a un genio”

con queste parole il direttore della Scuola di architettura di Barcellona, Elies Rogent, annunziò la laurea di Antoni Gaudí nel 1878.

Il figlio del calderaio si laureò a ventisei anni e fu un precursore artistico e tecnico, capace di progettare archi e colonne che sembrano impossibili da concepire senza l' aiuto del computer.

Gaudì era considerato uno poco normale e solo dopo la sua morte è scoppiata la gaudì-mania: nel 2002 per il centocinquantesimo anniversario della sua nascita la Spagna mise in atto una serie di mostre e commemorazioni come poche volte si è fatto.

Ad appena due anni dalla morte, Le Corbusier, dopo una visita alla Sagrada Familia, l' opera incompiuta, scrisse: «Ciò che ho visto a Barcellona è il lavoro di un uomo di straordinaria forza, fede e perizia tecnica. Gaudí è il maestro del Novecento per antonomasia». E oggi grandi architetti contemporanei considerano Antoni Gaudí un precursore e un maestro.

La sua carriera di architetto è caratterizzata dall'elaborazione di forme straordinarie, imprevedibili ed oniriche, realizzate utilizzando i più diversi materiali: mattone, pietra, ceramica, vetro e ferro, da essi Gaudí seppe trarre le massime possibilità espressive con una profonda attenzione per le lavorazioni artigianali. La spiritualità ed il misticismo di cui sono permeate le sue opere hanno consentito di definirlo un “laico mistico”.

Il 7 giiugno del 1926 fu investito da un tram. Il suo miserevole aspetto ingannò i soccorritori, i quali lo credettero un povero vagabondo e lo trasportarono all'ospedale della Santa Croce, un ospizio per i mendicanti. Fu riconosciuto soltanto il giorno successivo dal cappellano della Sagrada Família, però al suo funerale parteciparono migliaia di persone. I barcellonesi lo soprannominarono da quel momento "l'architetto di Dio".

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